Per Panorama, 6 Novembre 2019
Dove stiamo andando?
Dove stanno andando la nostra società, le relazioni sociali, la convivenza, la vita democratica in un paese incattivito, diviso, continuamente contrapposto, con valori tendenti solo all’interesse proprio e della propria cerchia, nell’indifferenza ai bisogni altrui e nel disprezzo delle diversità, escludendo invece di includere; senza chiari percorsi, se non quelli immediati, nell’assenza di qualsiasi visione di lungo periodo; senza la capacità di fermarsi ad ascoltare, a cercare di capire le ragioni e verità altrui ma imponendo sempre e comunque le proprie, impoverendosi così intellettualmente e umanamente?
Gli insulti a Liliana Segre devono molto preoccuparci: sono l’apice di una modalità relazionale, carica di disprezzo e odio, che si è diffusa negli ultimi anni senza più freni, colpendo in particolare donne, intellettuali, opinionisti, chiunque esprima diversità non gradite. Che un giornalista di Panorama, Fausto Biloslavo, sia attaccato e impedito di parlare di Libia all’università di Trento dov’era invitato dagli stessi studenti, è anche questo un segno di arretramento rispetto alla tolleranza che le giovani generazioni sembravano avere acquisito nel nuovo secolo. Non difendo varie delle idee di Biloslavo che, tra l’altro, attacca frequentemente le Ong e il loro lavoro solidaristico, a partire dal soccorso in mare per salvare vite umane in pericolo: ma non ho mai pensato di smettere di dialogare con lui che, percorrendo cammini diversi, ho incrociato in vari paesi in guerra.
Si è arrivati a un livello di contrapposizioni che sta lacerando il nostro paese. Non va bene, è preoccupante e dovrebbe preoccupare tutti, anche perché i più piccoli rischiano di crescere e formarsi in questo clima velenoso e distruttivo per il paese. La responsabilità dei media è grande, non perché sia l’unica o la più importante, ma perché la comunicazione può contribuire molto a correggere visioni distorte, scorrette generalizzazioni, falsità, impoverimento culturale e a ridare importanza a quei valori di solidarietà, coesione, fratellanza senza i quali ogni società si disgrega. Tutte le ‘buone volontà’ sono chiamate a costruire una diversa qualità delle nostre relazioni. Non è impossibile e nemmeno difficile, se lo si vuole. Ed è conveniente per tutti.
Ho normalmente seguito il principio di ‘cercare di capire le ragioni dell’altro‘ per fare tesoro, quando ci sono, dei lati positivi che contengono. Mi sembra di essermi arricchito, costruendo un’apertura mentale che mi dà serenità e capacità di riconoscere nell’altro, sempre, una persona degna di ascolto e di rispetto. Vogliamo iniziare, anche da queste pagine, a favorire il dialogo partendo da questo principio? Il mio mondo, quello delle Ong, ha normalmente accettato la sfida che gli è lanciata con continui attacchi. Alcune critiche sono strumentali, fasulle, false ma altre sono giuste e vanno riconosciute senza timore perché possono aiutare a migliorarsi ed essere più credibili ed efficaci. La trasparenza è il tratto distintivo delle Ong solidaristiche, altrimenti morirebbero nell’incoerenza e nelle contraddizioni. Il dialogo che propongo richiede però una condizione: che si stabilisca un rapporto serio, trasparente, senza sgambetti e strumentalizzazioni. Solo così si riuscirà, volendolo, ad abbattere, passo dopo passo, muri e pregiudizi.