OGGI IL FUNERALE DI FERRUCCIO STELLA, OPERATORE DELL’ISCOS-CISL. HA DEDICATO LA SUA VITA ALLA COOPERAZIONE CON SINDACATI E COMUNITA’ PER COSTRUIRE PARTECIPAZIONE E SVILUPPO SOSTENIBILE.
“Ferruccio è una di quelle persone che, anche se non vedi, quando ti ricordi di lui, il solo pensarlo ti fa sentire che hai un amico”. Ho ricevuto questo WhatsApp ieri da Franco Patrignani dal Brasile, un collega di Ferruccio nel primo decennio dell’ISCOS, l’istituto della CISL per la cooperazione internazionale con i paesi in sviluppo. Mi piace riprenderlo perché è proprio così, penso anche per tutti coloro che hanno conosciuto e lavorato con Ferruccio
Nei primi dieci anni dell’ISCOS, quelli che ho vissuto con Ferruccio, ci sentivamo una squadra di persone appassionate e piene di idee e iniziative non per cambiare il mondo, ovviamente, ma per contribuire a cambiare in meglio la vita delle tante persone che avremmo incontrato attraverso la stretta collaborazione con i sindacati dei lavoratori di Senegal, Mali, Guinea, Mozambico, il Sudafrica dell’apartheid, Tunisia, Brasile, Cile.
Una squadra di amici, con stretti legami: Ferruccio Stella, Eugenio Susani, Domenico Amigoni, Pietro Merli Brandini, Mario Sepi (che ora si ritrovano insieme in cielo, come usiamo dire), Franco Bentivogli, Franco Patrignani, Renato Moras, Annarita Lelli e altri che dimentico o che si sono poi affiancati nelle iniziative in Africa e America latina.
Ferruccio seguiva l’Africa occidentale e in particolare Senegal e Mali ma anche Guinea e Guinea Bissau. Ha seguito significa che era lì, molto spesso e per tempi lunghi, quelli necessari per capire, conoscere, sentire pareri e aspirazioni, coinvolgere, responsabilizzare. Erano gli anni della grande fame nel Sahel.
Ha contribuito a realizzare grandi progetti di sviluppo, con la sua gentilezza, la sua capacità di stringere relazioni in modo rispettoso, senza mai invadere ma suscitando il protagonismo e le capacità dei suoi interlocutori, responsabili sindacali o comunità. Cooperative produttive di uomini e donne per la produzione del pane impiegando farine locali, anche al fine di ridurre le importazioni dall’estero, o per l’essicazione del pesce in modo da poterlo conservare e trasportare fino ai villaggi più sperduti con i loro valori proteici. Cooperative di produttori agricoli in un sistema di distribuzione e commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli dal sud fertile verso il nord più arido; utilizzando l’energia solare per l’essicazione del mango, della papaia e di altri frutti, sempre per le necessità delle popolazioni delle aree più desertiche, nelle quali ha anche organizzato interventi per la fornitura di acqua agli appezzamenti familiari per la coltura di ortaggi e graminacee.
I decenni successivi non li ho conosciuti direttamente ma so che in ogni attività, specie in Senegal dove ha sempre continuato ad operare fino a due anni fa, ha sempre dato priorità a far crescere le capacità locali e garantire la sostenibilità nel tempo di quanto veniva fatto; a far lavorare insieme, in cooperativa – non solo come strumento ma come scelta e metodi di lavoro – per ottenere maggiori risultati; a far sentire ogni singola persona, in particolare le donne delle cooperative, responsabile del successo delle iniziative.
E’ stata una persona amata, perché già solo il suo modo gentile di porsi (papa Francesco la chiamerebbe “tenerezza”) suscitava amore. Quell’amore e tenerezza che Liviana ha visto in lui negli anni più recenti, fino a sceglierlo come compagno di vita, fino a quest’ultimo giorno, anche se continuerà a sentirlo vicino.