GAZA. MINISTRO TAJANI IN PARLAMANTO

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Written by Nino Sergi

28 Maggio 2025

Ci sono indubbiamente dei punti qualificanti, che da auspici dovranno però riuscire a tradursi in realtà. Operazione difficile, dato il doppio standard (si condannano i crimini dei nemici, ma si tace su quelli degli alleati) che l’Italia, come tanti altri Paesi “amici”, sta adottando, continuando perfino a fornire armi a Israele, perché continui a fare ciò che si sta condannando.
Non c’è alcun antisemitismo quando si condannano crimini. C’è infatti la condanna di chi vede ormai solo morte e distruzione e vuole ora solo morte e distruzione. Una condanna che non ammette più alcun silenzio e alcuna ambiguità. Nessun antisemitismo quindi. Proprio per questo vorrei che ad ogni manifestazione pro Palestina, per ottenere la fine di questa prolungata azione criminogena, molto vicina ad un deliberato genocidio, potessero sfilare anche i membri delle comunità ebraiche che non condividono i misfatti del governo israeliano e che, unendo le bandiere della Palestina con quelle di Israele, possano gridare, in un immenso coro collettivo: due Popoli, due Stati; con pari dignità, nel rispetto reciproco e in piena sicurezza.

Sono stati rilevanti i pronunciamenti del ministro degli Esteri Antonio Tajani, nella sua relazione di questa mattina alla Camera. “Dolore immenso”, “prezzo altissimo per la popolazione della Striscia”, forme di intervento militare “assolutamente drammatiche e inaccettabili, che chiediamo a Israele di fermare immediatamente”, “fine dell’escalation dell’emergenza umanitaria” insieme al “rispetto del diritto internazionale umanitario, che deve essere ripristinato” e all’impegno per l’avvio “di un processo politico che porti a due Stati che convivano in sicurezza”.

Ne è seguito un lungo elenco di iniziative italiane di aiuto umanitario ai palestinesi, compresi gli ultimi 15 camion per Gaza, affidati al Pam – Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, con farina e altri beni alimentari; e sono stati citati anche i tanti soggetti del sistema degli aiuti italiani: “enti locali, strutture sanitarie, imprese, associazioni di categoria, terzo settore, associazionismo cattolico”. Una sorpresa, data la realtà di Gaza, chiusa agli occhi del mondo e interdetta all’azione delle numerose organizzazioni umanitarie cui è impedito l’accesso. 

È mancato in ogni caso, a mio avviso, l’approfondimento della parte più importante, quella politica, e delle conseguenti scelte di coerenza del governo italiano nei confronti di un governo accusato di crimini di guerra e contro l’umanità. Questa parte è stata liquidata con un sintetico: bene lasciare i rapporti come stanno, senza disturbare l’alleato, perché così possiamo dialogare e incidere meglio. Non si accorge il ministro – che è stato presidente del Parlamento europeo – che l’impostura dei doppi standard sta consumando le nostre democrazie?

Lasciando le parole e venendo poi alla realtà degli aiuti, lo sa il Ministro che anche i 15 camion italiani, formalmente donati al Pam, subiscono le stesse regole di tattica bellica imposte dal governo israeliano. Ancora estremamente limitati, sono portati a Gaza da una società privata militarizzata, con personale di sicurezza privato. Priva di qualsiasi competenza o esperienza in ambito umanitario, si presenta come “fondazione umanitaria”, ma opera al soldo di Stati che hanno affamato o hanno assistito in silenzio allo sterminio di più di 50mila persone e all’affamamento di altri due milioni di civili.

Questi aiuti, distribuiti da contractor militarizzati e in modo del tutto insufficiente, fanno parte della tattica bellica e dell’azione militare del governo Netanyahu. Alle organizzazioni umanitarie, perfino alla Croce Rossa e alla Mezzaluna Rossa, è da tempo proibito l’ingresso per portare aiuto e fornire assistenza ai feriti, alle persone più vulnerabili, ai bambini traumatizzati. L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi è stata bandita, con la comoda e mai provata accusa di sostenere Hamas. I principi umanitari danno fastidio; umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza fanno paura. Tutto deve avvenire seguendo la criminale strategia militare di Netanyahu e dei suoi ministri fanatici. Tutto questo con il continuo e assordante silenzio del governo italiano, fino a questi ultimi giorni, in cui abbiamo finalmente potuto ascoltare qualcosa di diverso da alcuni ministri.

Con i crimini del 7 ottobre Hamas ha condannato se stessa, e ha ricevuto la definitiva condanna dell’Occidente. La condanna dei crimini del governo Netanyahu, invece, non è ancora arrivata da alcuni importanti Stati occidentali, quelli ancora legati al doppio standard (si condannano i crimini dei nemici, ma si tace su quelli degli alleati). Tra questi, purtroppo, anche il governo italiano, che continua perfino a fornire armi a Israele. Eppure, sarebbe un segnale di concretezza e di coerenza, oltre le tante parole, interrompere questo flusso di armi, chiedendo agli altri Stati dell’Unione di fare lo stesso.

Insomma al ministro Antonio Tajani darei il voto 5+ per la sua relazione su Gaza, questa mattina. Ci sono indubbiamente dei punti qualificanti, che da auspici dovranno però riuscire a tradursi in realtà. È chiaro che la condanna dei crimini riguarda Netanyahu e il suo governo di fanatici che sono riusciti a distruggere il grande credito e la grande vicinanza da parte di ogni essere umano ragionevole, dopo la tragedia del 7 ottobre; la stessa che ha, d’altro lato, condannato definitivamente Hamas. Non c’è alcun antisemitismo: c’è la condanna di chi vede ormai solo morte e distruzione e vuole ora solo morte e distruzione. Una condanna che non ammette più alcun silenzio e alcuna ambiguità. 

Proprio per questo vorrei che ad ogni manifestazione pro Palestina, per ottenere la fine di questa prolungata azione criminogena, molto vicina ad un deliberato genocidio, potessero sfilare anche i membri delle comunità ebraiche che non condividono i misfatti del governo israeliano e che, unendo le bandiere della Palestina con quelle di Israele, possano gridare, in un immenso coro collettivo: due Popoli, due Stati; con pari dignità, nel rispetto reciproco e in piena sicurezza.

Pubblicato su:  VITA

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