Ottanta anni fa, 9 aprile 1945. Il teologo Dietrich Bonhoeffer viene impiccato dalla feroce repressione nazista. Ferma è stata in lui la convinzione che ognuno deve assumersi le proprie responsabilità e agire di conseguenza: stare a guardare significa essere complici. “Il silenzio di fronte al male è male di per sé: Dio non ci riterrà innocenti. Non parlare è parlare. Non agire è agire”. Un grande insegnamento, pagato con la vita.
Anche di fronte ai crimini di Netanyahu a Gaza non possiamo continuare a tacere. Ciascuno di noi; e gli Stati costituzionali fondati sulla centralità della persona, i diritti fondamentali, la democrazia, il diritto internazionali, le istituzioni multilaterali, l’Unione europea, le Nazioni Unite.
Abbiamo tutti condannato Hamas e la sua ferocia per i massacri del 7 ottobre 2023 e per la presa brutale degli ostaggi. Un atto barbaro, ripudiato senza esitazione. Non c’è stata però altrettanta decisa condanna dei massacri quotidiani – fino ad oggi, numerosi e gravissimi – di Netanyahu e del suo governo di fanatici. C’è stato troppo silenzio. “Non parlare è parlare”.
Netanyahu e i suoi ministri confermano, in modo sempre più evidente, la scelta genocidaria nei confronti di tutti i palestinesi. Un genocidio che si attua giorno dopo giorno. Nel disprezzo di ogni senso dell’umano, del diritto internazionale umanitario, di ogni norma e ogni istituzione internazionale che si opponga alla realizzazione di questo piano criminale.
Nel silenzio complice e scandaloso degli Stati dell’Occidente, che si definisce cristiano, democratico, rispettoso del diritto e delle istituzioni internazionali, basato sulla centralità dell’essere umano; ma che si inchina, silenzioso, al crimine che si sta compiendo. Distaccandosi, giorno dopo giorno, dai propri valori e principi. Andando così incontro alla propria agonia.